giovedì 31 dicembre 2020

Santa Sofia, buoni spesa per 53 famiglie: le risorse non utilizzate andranno alla Caritas

Santa Sofia, buoni spesa per 53 famiglie: le risorse non utilizzate andranno alla Caritas

 Entro fine anno sarà concluso l'iter per identificare i cittadini santasofiesi idonei a ricevere i buoni spesa per l'acquisto di generi alimentari, come previsto dal bando pubblicato dall'Asp San Vincenzo de' Paoli...

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Buoni spesa per 53 famiglie di Santa Sofia

Entro fine anno sarà concluso l’iter per identificare i cittadini santasofiesi idonei a ricevere i buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari, come previsto dal bando pubblicato dall’ASP San Vincenzo de’ Paoli rivolto ai cittadini residenti nel Comune di Santa Sofia che, nel mese di novembre, si sono trovati in condizioni di indigenza o che hanno avuto una riduzione della capacità reddituale a causa dell’appartenenza ad una categoria senza ammortizzatori sociali oppure a causa del mancato inizio del lavoro o della perdita del lavoro precario.

Al 24 dicembre, ultimo giorno utile, sono pervenute 63 domande, di cui 53 finanziate e 10 non ammissibili per mancanza dei requisiti richiesti – dichiara l’assessora alle politiche sociali Ilaria Marianini (nella foto) -. Il numero di domande è stato inferiore rispetto ai bandi pubblicati in primavera, ci aspettavamo che fosse così perché stiamo vivendo una fase diversa di emergenza. Sono già state pubblicate le graduatorie e, a tale proposito, desidero ringraziare il personale dell’ASP San Vincenzo de’ Paoli che, come sempre, ha istruito velocemente le pratiche permettendo l’erogazione dei buoni entro fine anno”.

Le graduatorie con l’elenco dei beneficiari saranno disponibili sul sito internet dell’ASP http://www.asp-sanvincenzodepaoli.it/ e su quello del Comune di Santa Sofia www.comune.santa-sofia.fc.it, i beneficiari potranno verificare la propria presenza in graduatoria tramite il numero del documento di identità inserito in domanda, nel rispetto della privacy. Come già avvenuto in passato, i buoni spesa verranno caricati sulla tessera sanitaria del beneficiario che dovrà semplicemente mostrare la propria tessera sanitaria al negoziante, al momento di pagare il conto. Sarà poi il negoziante stesso a scansionare il codice a barre della tessera e, tramite una app scaricata sul cellulare e messa a disposizione dalla BCC Imolese Forlivese Ravennate, a scalare il totale dello scontrino dal plafond del beneficiario.

Anche l’elenco dei negozi convenzionati sarà disponibile on line. “Ricordiamo che i buoni spesa hanno un importo compreso tra 100 e 500 euro, in base ai componenti del nucleo familiare, e che potranno essere utilizzati esclusivamente negli esercizi commerciali del comune di Santa Sofia che hanno aderito all’iniziativa – conclude il sindaco Daniele Valbonesi -. Le risorse stanziate e non utilizzate per i buoni spesa verranno messe a disposizione della Caritas, che le riserverà a progetti dedicati sempre al sostegno delle famiglie in difficoltà, individuate in collaborazione con i Servizi Sociali e le associazioni di volontariato sociale del territorio”.

Articolo di Staff 4live.



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mercoledì 30 dicembre 2020

Santa Sofia 4.0: interventi di adeguamento tecnologico negli uffici e nella sala del consiglio

L’anno 2020 è stato difficile sotto tanti punti di vista e sicuramente una delle prove più ardue da affrontare è stata l’interruzione temporanea dei contatti sociali tra le persone. Questo aspetto si è visto anche all’interno degli uffici comunali: le amministrazioni pubbliche giocano un ruolo importante tra cittadini e istituzioni e nei piccoli comuni come il nostro il rapporto tra i cittadini e gli uffici è sempre stato all’ordine del giorno, visto che per qualsiasi richiesta e informazione siamo ancora abituati a recarci quotidianamente presso gli uffici pubblici. L’emergenza sanitaria ha stravolto e cambiato anche queste abitudini e l’amministrazione ha dovuto da un lato regolamentare l’accesso agli uffici, chiedendo ai cittadini di fissare appuntamenti e preferire contatti via telefono o via email, dall’altro adeguare gli uffici pubblici installando barriere protettive in plexiglass ed acquistando personal computer portatili, webcam e cuffie con microfono per garantire la sicurezza e, ove possibile, agevolare lo smart working.

Ovviamente, visti i tempi di emergenza, abbiamo agito il più rapidamente possibile – sottolinea l’assessore al Bilancio Matteo Zanchinie grazie a risorse statali riconosciute ai comuni per lo svolgimento delle funzioni fondamentali con la legge 34 del 2020 art. 106 abbiamo acquistato dotazioni indispensabili allo svolgimento delle attività dei dipendenti comunali con una spesa di circa 5.300 euro, a cui si aggiungono circa 11.000 spesi per l’adeguamento della Sala del Consiglio. Voglio, poi, ricordare che alcune settimane fa anche la farmacia comunale era stata coinvolta in un ammodernamento dei sistemi hardware e software sicuramente necessari per l’utilizzo di gestionali più efficienti e all’avanguardia, per un investimento totale di circa 8.500 euro, questa volta a carico del Comune”.

Infatti, dal momento che incontri e riunioni on line sono praticamente all’ordine del giorno, sia la sala del consiglio comunale che tutti gli uffici pubblici sono stati dotati di tecnologia all’avanguardia che consenta e garantisca lo svolgimento di tutte le attività pubbliche e istituzionali. A questo proposito, la sala del consiglio comunale è stata dotata di un pc, di un video-proiettore, di un nuovo impianto audio e di webcam che permettono lo svolgimento di incontri a distanza, con il professionale lavoro eseguito dalla ditta Lombardi Amplificazioni di Castrocaro Terme.

Siamo soddisfatti di questi adeguamenti tecnologici, oltre che ad assicurare maggiore sicurezza per i dipendenti pubblici in questo momento storico senza precedenti possiamo garantire le dirette sulle principali piattaforme digitali Facebook e Youtube – commenta l’assessore alle infrastrutture digitali Tommaso Anagni -. Voglio sottolineare che questi strumenti ci permetteranno di trasmettere in diretta i consigli comunali e altri incontri istituzionali ma, allo stesso tempo, ci offrono la possibilità di colmare un po’ la distanza sociale con attività di intrattenimento: lo scorso 26 dicembre, ad esempio, abbiamo utilizzato l’impianto del consiglio comunale per permettere all’Associazione CIF di Santa Sofia lo svolgimento della tombola per bambini: un momento di svago per quasi 40 famiglie che hanno giocato insieme attraverso le piattaforme digitali”.

Articolo di Staff 4live.



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Il covid ha stravolto le abitudini dei piccoli comuni: l'esempio di Santa Sofia e il ricorso alle tecnologie

Il covid ha stravolto le abitudini dei piccoli comuni: l'esempio di Santa Sofia e il ricorso alle tecnologie

Il 2020 che si avvia alla conclusione è stato difficile sotto tanti punti di vista e sicuramente una delle prove più ardue da affrontare è stata l’interruzione temporanea dei contatti sociali tra le persone. Questo aspetto...

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martedì 29 dicembre 2020

Approvato il programma per la manutenzione delle strade provinciali 2021-2024

Nei giorni scorsi alla presenza dei sindaci dei due capoluoghi, dei rappresentanti delle tre Unioni e dei consiglieri delegati alla viabilità per l’area forlivese e cesenate, rispettivamente Daniele Valbonesi, e Matteo Gozzoli, il Servizio Tecnico della Provincia ha presentato, a conclusione di un percorso di condivisione e di confronto con i sindaci del territorio, i criteri generali per l’individuazione degli interventi ai fini della formulazione del piano per la programmazione delle opere di manutenzione straordinaria delle strade provinciali valido per il triennio 2021-2024.

Grazie alle diverse linee di finanziamento messe a disposizione dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) la Provincia potrà investire, nei prossimi anni, più di 17 milioni, oltre ad altri fondi già destinati ad opere strategiche, finalizzati a garantire la sicurezza, la riduzione del rischio e la qualità della circolazione extraurbana. Le tipologie degli interventi finanziabili con i fondi ministeriali riguardano principalmente le pavimentazioni, i dispositivi di ritenuta, la segnaletica e gli interventi di stabilità dei pendii (frane).

Tra gli interventi di carattere puntuale si segnalano la messa in sicurezza del viadotto al Km. 16+000 della SP 9 “Cesena-Sogliano” per un importo di 1.000.000 di euro, l’adeguamento idraulico del ponte sul torrente Bevano in località Casemurate lungo la SP2 “di Cervia” per un importo di 1.200.000 di euro, la messa in sicurezza del ponte sul fosso della Spina al km 9+500 sulla SP 137 “Tiberina” per 700.000 euro, della messa in sicurezza del ponte sul fiume Bidente – SP 4 “Del Bidente”- per 1.000.000 di euro, l’allargamento della carreggiata SP 123 “Ponte Pietra-Sala” e SP 70 “Ruffio 2” dal Km 1+400 al Km 1+600 e della contestuale realizzazione di una rotatoria all’incrocio con la SP 70 “Ruffio” per complessivi € 600.000.

Per gli ulteriori interventi, non ancora singolarmente individuati ma aggregati dal Servizio tecnico provinciale per tipologia, sono stati programmati, nel prossimo triennio, la maggior parte degli investimenti. Per i lavori di manutenzione straordinaria sulle strade cesenati e su quelle forlivesi sono stati previsti circa 8.400.000 euro equamente suddivisi, per i lavori di sono stati assegnati altri 8.600.000 € e per i lavori di segnaletica 350.000 €. Per semplificare la parte amministrativa si ricorre ad alcune scelte innovative, quali ad esempio gli accordi quadro, che permetteranno oltre ad un significativo risparmio di tempo e di risorse anche una risposta rapida ed efficace alle esigenze del territorio mentre per agevolare la comunicazione istituzionale verrà realizzato uno strumento informativo utile alla gestione delle segnalazioni inoltrate dai Comuni del territorio. Verrà presentata, poi, al MIT la richiesta di accorpare linee di finanziamento fra loro diverse in modo da ridurre considerevolmente il numero delle procedure di gara nell’intero periodo di programmazione. La verifica periodica sullo stato di attuazione delle opere programmate consentirà, infine, di tenere sotto controllo le tempistiche e le modalità di svolgimento degli interventi in corso d’opera.

Il consigliere Valbonesi sindaco di Santa Sofia dichiara: “Le strade provinciali vivono una fase difficile a causa dei tagli che negli ultimi anni hanno visto ridursi le risorse a disposizioni dell’ente. Ora con questi finanziamenti messi a disposizione dal MIT è possibile riprendere l’attività di cui necessitano le nostre arterie stradali. Da una parte la necessaria manutenzione straordinaria, dall’altra la possibilità di intervenire con miglioramenti e nuove opere che attendono da anni. Per il forlivese voglio sottolineare con soddisfazione le risorse destinate alla “Cervese” (SP2 di “Cervia”), e alla “Bidentina” (SP4 “Del Bidente”), che per traffico e per numero di incidenti sono le strade maggiormente sotto pressione nel nostro territorio”.

Il consigliere Matteo Gozzoli: “Finalmente dopo anni difficili a causa della scarsità di risorse, grazie ai fondi assegnati dal MIT alla nostra Provincia, siamo in grado di definire una programmazione pluriennale che tiene insieme la manutenzione delle infrastrutture stradali e interventi più specifici per la realizzazione o il rifacimento di opere quali ponti viadotti e rotonde. Ringrazio i tecnici della Provincia per il lavoro svolto sinora, ora c’è la possibilità di iniziare a fornire risposte concrete ai territori”.

“Come abbiamo evidenziato la manutenzione delle strade provinciali – conclude il Presidente Gabriele Antonio Fratto nonchè sindaco di Bertinoro – è una priorità per questa Amministrazione, non sono sicuro di poter parlare compiutamente di un progetto ambizioso, perché altri sono gli asset che dovremo sviluppare, ma sono arrivati molti fondi che intendiamo investire con l’obiettivo di mettere e di mantenere in sicurezza le nostre infrastrutture e i nostri edifici. I tecnici provinciali sono già al lavoro. A conclusione degli interventi di manutenzione sono sicuro che saremo pronti per continuare a sostenere le sfide per il futuro della nostra comunità provinciale”.

Articolo di Staff 4live.



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lunedì 28 dicembre 2020

A Santa Sofia migliorie sulla Via Romea Germanica

Recentemente, il percorso romagnolo della Via Romea Germanica è stato migliorato con l’installazione di bacheche e aree ristoro, oltre che con la realizzazione di un guado nei pressi di Santa Sofia. Tutto questo è stato possibile grazie all’impegno dell’Associazione Via Romea Germanica, che lavora costantemente per offrire un percorso appetibile e ben strutturato ai pellegrini e ai turisti che lo percorrono a piedi o in bicicletta, da Stade (Mare del Nord) fino a Roma, per ben 2.200 km.

Per il miglioramento del percorso, nel territorio dell’Emilia-Romagna possiamo contare su alcuni fondi della Regione, progetti GAL e sulla partecipazione dei Comuni interessati – sottolinea il presidente dell’EAVRG (European Association of the Via Romea Germanica) Flavio Foiettae proprio in questo periodo, grazie a fondi Regionali, abbiamo montato a Santa Sofia, Meldola e Bertinoro tre bacheche che permetteranno, a chi percorre la strada, di conoscere il territorio e sapere cosa può trovare nel vicino centro abitato”.

A Santa Sofia, con i finanziamenti provenienti dal GAL Altra Romagna, oltre ad una bacheca all’ingresso del paese è stato costruito un guado in sicurezza del Fosso degli Albini, necessario perché la storica strada che risaliva il Bidente oggi usata dai pellegrini attraversa un corso d’acqua che in alcuni momenti dell’anno è in piena, con conseguente difficoltà nell’attraversamento. Inoltre, sono state sistemate anche due aree di sosta, una in paese (in Via Minuccia) ed una nella frazione Raggio, a fianco della vecchia pieve, laddove i pellegrini cominciano ad affrontare la salita che li porterà a Bagno di Romagna. L’area di sosta di Raggio è in piena campagna, accanto ad una antica “maestà” e alla Croce messa a ricordo del Giubileo del 2000 e permetterà ai viandanti un breve riposo nei pressi di una sorgente d’acqua.

Anche alla luce di quanto abbiamo vissuto negli ultimi mesi, è molto importante sostenere tutte le tipologie di turismo “slow” e legato alla natura: la Via Romea Germanica ne è sicuramente un esempio ed attraversa alcune zone del nostro comune fuori dai sentieri più noti del Parco Nazionale – dichiara il sindaco di Santa Sofia Daniele Valbonesi -. Insieme condividiamo l’obiettivo di far conoscere e promuovere i territori rurali ed interni, lontani dai classici flussi turistici, sull’esempio del famosissimo Cammino di Santiago o dell’italiana via Francigena, e crediamo che la Via Romea Germanica rappresenti una ulteriore possibilità di crescita culturale ed economica per il nostro territorio”.

Abbiamo installato bacheche simili a quelle già presenti a Borgo Sisa, al Ronco, a Meldola, per dare un senso di unitarietà al cammino – prosegue Foietta – e prevediamo di continuare la manutenzione e la miglioria dei sentieri anche nei prossimi anni con il contributo dei GAL e della Regione e la partecipazione dei Comuni di Forlì, Cervia, Forlimpopoli, Bertinoro, Meldola, Civitella, Galeata, Santa Sofia e Bagno di Romagna, tutti soci attivi dell’Associazione stessa”.

Da sottolineare il fatto che sulle bacheche, la Via Romea Germanica ha potuto stampare il simbolo del Consiglio d’Europa, di cui si può fregiare dall’8 ottobre scorso: la EAVRG (European Association of the Via Romea Germanica), a cui aderiscono l’Associazione Italiana, quella Tedesca e quella Austriaca, è diventata in Italia, dopo la Francigena, la seconda Rotta Culturale di Cammini riconosciuta dal Consiglio d’Europa. In Italia sono soci della Via Romea Germanica 43 Comuni ed Enti Pubblici, oltre 40 Associazioni e tanti camminatori. Analogamente in Germania ed Austria, diversi Comuni ed Associazioni e singole persone sostengono questo progetto. La EAVRG ha sede legale a Bolzano, dove si incrociano la cultura del Nord e del Sud Europa, del mondo tedesco e di quello latino. Le sedi operative di trovano a Santa Sofia (sede dell’Associazione Italiana) e presso il Comune di Cervia, dove si cura la promozione turistica.

Articolo di Staff 4live.



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Santa Sofia, aree ristoro e una bacheca informativa: novità lungo la Via Romea Germanica

Santa Sofia, aree ristoro e una bacheca informativa: novità lungo la Via Romea Germanica

Una bacheca, alcune aree ristoro, oltre che con la realizzazione di un guado ed altre piccole manutenzioni. Recentemente il percorso romagnolo della Via Romea Germanica è stato migliorato nei pressi di Santa Sofia. Tutto questo è stato...

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sabato 26 dicembre 2020

L’opera di Guerriero Cortini nel calendario dell’Associazione Gli Elefanti

Nei giorni scorsi è stata presentata la 19° edizione del calendario dell’Associazione “Gli Elefanti“, che ha come motto, per spiegare le ragioni dell’iniziativa: “Un anno d’Arte per una vita di Solidarietà”, essendo la pubblicazione arricchita da immagini di opere di artisti forlivesi, mentre il ricavato delle vendite viene utilizzato per finanziare il Centro d’aiuto allo studio per ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA – dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia) di Forlì.

Nell’occasione Massimo Fabbri, presidente del sodalizio, ha voluto evidenziare che sono già trascorsi vent’anni da quando l’associazione venne costituita e tanti sono stati i cambiamenti che si sono verificati nel corso del tempo. “C’è qualcosa, però”, ha aggiunto Fabbri, “che è rimasto immutato e che ci anima ogni giorno: per noi l’educazione è e rimarrà una passione sempre. Tanti incontri hanno caratterizzato questi anni e il nostro gruppo si è davvero ampliato. Proponiamo luoghi ed esperienze positive a favore di bambini, ragazzi e famiglie anche in un’ottica intergenerazionale tanto che attualmente frequentano il Centro DSA ben 65 bambini e ragazzi“.

Per l’edizione 2021 del calendario sono stati coinvolti gli artisti: Giuseppe Tolo (copertina), Barbara Spazzoli, Franco Giannelli (Grota), Sara Sax Guidi, Paolo Vignali, Vanni Perpignani, Paolo Graziani, Franco Vignazia, che non mancano mai di far sentire il proprio sostegno all’associazione. Inoltre è stato chiesto ai familiari di Roberto Casadio, Francesco Giuliari, Carmen Silvestroni, Guerriero Cortini e Glauco Fiorini la disponibilità dell’immagine di un’opera del loro congiunto in modo che potesse arricchire la pubblicazione e nel contempo ricordare l’operato di illustri concittadini. Qui viene presentato un particolare del quadro “Ruscello” di Guerriero Cortini, di proprietà privata.

Guerriero Cortini (1945-1997) si diplomò all’Accademia delle Belle Arti di Ravenna e partecipò come pittore e grafico a diverse mostre personali e collettive. Come docente insegnò nel Laboratorio d’incisione della Libera Accademia di Santa Sofia e tenne conferenze all’Istituto Superiore Industrie Artistiche di Faenza. Fu capace di sviluppare una ricerca “ergografica”, tra la notazione musicale e il segno calcografico. I suoi lavori hanno sempre fatto riferimento al concetto di “tempo” nella costruzione dell’opera d’Arte.
Per acquistare il calendario è possibile contattare Gianni Matteucci al 3397028348.

Gabriele Zelli

Articolo di Gabriele Zelli.



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Santa Sofia ovattata: la neve regala un bianco risveglio post Natale

Santa Sofia ovattata: la neve regala un bianco risveglio post Natale

Nevicata a Santa Sofia la mattina di Santo Stefano



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mercoledì 23 dicembre 2020

Chiude il bar Nazionale dopo 45 anni, il sindaco: "Effetto anche dell'emergenza sanitaria"

Chiude il bar Nazionale dopo 45 anni, il sindaco: "Effetto anche dell'emergenza sanitaria"

Dopo 45 anni chiude a Santa Sofia il bar Nazionale, una vera istituzione per il paese dell'Alto Bidente. Noto a tutti come da "Guerrino". "In una piccola comunità ogni attività, un bar in particolare, è un...

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martedì 22 dicembre 2020

Santa Sofia, piantati alberi per il futuro


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A Spinello “Piantiamo alberi per il futuro”

Domenica scorsa a Spinello di Santa Sofia si è tenuta la presentazione del progetto “Piantiamo alberi per il futuro”, curato dall’Associazione Soffi di Terra in collaborazione con Consulta di Spinello e Pro Loco Spinello e con il patrocinio del Comune di Santa Sofia. “Piantiamo alberi per il futuro” si interseca al progetto regionale “Mettiamo radici per il futuro” e l’associazione Soffi di Terra, in contatto con due vivai locali che hanno partecipato al bando per la distribuzione gratuita di piante forestali nell’ambito del progetto “Quattro milioni e mezzo di alberi in più. Piantiamo un albero per ogni abitante dell’ Emilia-Romagna“, ha prenotato e ordinato alcuni alberi montani.

Quanto realizzato a Spinello, però, va oltre alla semplice piantumazione di alberi autoctoni: gli abitanti della frazione – ma non solo – sono stati invitati ad adottare un albero da piantare, appunto, ma anche da curare e seguire nel tempo, con l’obiettivo di concretizzare senso di responsabilità verso il proprio territorio e verso un altro essere vivente.
Grazie a questa iniziativa nata proprio per volontà dello spinellese Cristian Crociani, che ha poi coinvolto l’Associazione Soffi di Terra e tutta la popolazione con la preziosa collaborazione di Pro Loco e Consulta di Spinello, domenica 20 dicembre sono stati piantati 45 alberi, ciascuno adottato da un abitante della frazione – spiega il sindaco di Santa Sofia Daniele Valbonesi -. È stato sorprendente vedere tanti bambini e ragazzi coinvolti con entusiasmo nell’iniziativa, abbiamo trascorso un bel momento di socialità, ovviamente nel rispetto delle disposizioni anticontagio, e abbiamo lanciato un segnale su quanto sia importante avere a cuore gli aspetti ambientali.”

La zona in cui sono stati messi a dimora i nuovi alberi è il nuovo parco pubblico di Spinello, retrostante la vecchia chiesa e adiacente all’area feste Pro Loco. “Si tratta di un’area spesso frequentata da famiglie e bambini, dove presto arriveranno altri giochi e arredi, che si arricchisce grazie a questa iniziativa che ha avuto un grande successo tra la popolazione. Oggi abbiamo piantato insieme degli alberi che cresceranno insieme ai nostri bambini, è un bel messaggio di speranza per il futuro” commentano il prosindaco Goffredo Pini e gli assessori Matteo Zanchini e Tommaso Anagni, presenti all’iniziativa.

Ogni albero piantato porta il nome della persona che l’ha adottato e che, nei mesi e negli anni a venire, dovrà occuparsi della crescita della pianta: le specie scelte per Spinello sono tiglio, melograno, giuggiolo, quercia, corniolo, prugnolo, ciliegio, sorbo e anche una roverella, piantata e adottata dal Sindaco di Santa Sofia. Soffi di Terra è un’associazione di promozione sociale con sede in Bertinoro nata nel 2013 da un gruppo di giovani provenienti dall’Ecoistituto di Cesena e da esperienze di condivisione con Gianfranco Zavalloni. Da anni si occupa di biodiversità e recupero di varietà locali, attraverso pratiche concrete promuovendo stili di vita sostenibili, basati sia su una coscienza ambientale e sul senso di appartenenza, e stili di vita umani più consapevoli e attenti, basati e su una comunicazione empatica e non violenta.

Articolo di Staff 4live.



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Gli abitanti di Spinello adottano i 45 alberi piantati: cresce così il nuovo parco pubblico

Gli abitanti di Spinello adottano i 45 alberi piantati: cresce così il nuovo parco pubblico

Domenica 20 dicembre, a Spinello di Santa Sofia si è tenuta la presentazione del progetto “Piantiamo alberi per il futuro”, curato dall'Associazione Soffi di Terra A.P.S. in collaborazione con Consulta di Spinello e Pro Loco...

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sabato 19 dicembre 2020

La scuola di musica Cesare Roveroni premiata dalla regione

La scuola di musica Cesare Roveroni di Santa Sofia non è mai stata così vicina alla sua utenza: grazie ad un finanziamento regionale, presto si doterà di nuove apparecchiature e tecnologie a supporto della “nuova didattica” (a distanza, integrata), destinate a docenti, ma soprattutto agli allievi più in difficoltà. Tutto questo grazie alla Regione Emilia Romagna, certamente, ma soprattutto grazie alla storica collaborazione con Assonanza, della quale la Roveroni è tra i membri fondatori.

Assonanza, l’Associazione delle scuole di musica emiliano-romagnole, da ormai venti anni si occupa – fra i tanti aspetti affrontati – di “sviluppare l’attività di formazione e aggiornamento didattico dei docenti, anche attraverso la produzione di strumenti e sussidi didattici, oltre che mettere in rete tra le scuole associate, anche attraverso le nuove tecnologie, le esperienze didattiche e gestionali”. In tanti anni di esistenza, Assonanza ha tenuto fede a quanto dichiarato nel proprio documento costitutivo, così da rendere manifesta, attraverso i propri canali istituzionali, fin dall’inizio della pandemia, la necessità di rendere le scuole di musica maggiormente informatizzate, per controbattere con strumenti adeguati la difficoltà di tanti studenti, dovuta alla sospensione delle lezioni di musica in presenza: a fine ottobre la Giunta regionale, rispondendo a questo appello, in attuazione della legge del 2018 sullo sviluppo del settore musicale, ha lanciato, e approvato con una delibera, un invito pubblico a presentare progetti di investimento per la qualificazione dell’offerta educativa e formativa musicale.

Il progetto messo in atto da Assonanza ha puntato sulla formulazione di diversi kit per la didattica a distanza, per una spesa massima totale di 7.000 euro per ogni scuola, di cui la regione si impegna a coprire il 70% della spesa: è nato così il progetto “Una Musica per Tutti”, progetto attraverso il quale Assonanza si è classificata prima su tutti quelli presentati, con 84 punti. Il progetto vede al centro la digitalizzazione delle scuole di musica, che non significa solamente acquisto di strumentazione come laptop o webcam per allestire le aule ma un vero e proprio upgrade al sistema educativo e formativo musicale, che parte dai bisogni educativi specifici degli studenti. L’insegnante avrà la responsabilità di valutare per quale studente sia prioritario l’upgrade tecnologico, partendo dalle necessità pedagogiche individuali, dalle competenze e dalle abilità, con particolare attenzione ai bisogni educativi di ciascuno.

L’emergenza sanitaria ci ha imposto di sperimentare la didattica a distanza anche per i corsi strumentali e questo contributo è utile sia per far fronte a questa nuova modalità d’insegnamento ma anche per il futuro, dal momento che la tecnologia oramai è entrata a far parte della nostra vita e anche in ambito musicale è possibile e necessario acquisire competenze digitali”, sottolinea l’assessora alla cultura Isabel Guidi.

Laptop, Webcam, Microfoni ad alta definizione, cuffie e monitor da studio.. veri e propri Bundle saranno resi disponibili agli studenti dalle scuole in comodato d’uso gratuito; la priorità verrà data agli studenti minorenni, con Bisogni Educativi Speciali (Disturbi Specifici dell’Apprendimento, diversamente abili) e difficoltà legate a fattori socio-economici, linguistici, culturali. In più alcune aule delle scuola di musica coinvolte verranno dotate di una strumentazione tecnologica avanzata e saranno messe a disposizione di tutti i docenti, con priorità a chi si occupa degli alunni nelle fasce sopra citate per produrre materiali didattici digitali integrati. L’upgrade previsto è sicuramente frutto dell’esperienza di didattica a distanza che tutti gli studenti, e gli insegnanti delle scuole di musica hanno affrontato e continuano ad affrontare durante questa pandemia; ma non solo, la strumentazione permetterà di completare il processo di grande avanzamento tecnologico che la didattica ha subito in questi mesi, integrando le nuove tecnologie con quello che è la naturale crescita educativa, formativa e artistica delle ragazze e dei ragazzi.

I 17 progetti pervenuti in regione coinvolgono complessivamente 66 scuole di musica, Assonanza, classificata prima assoluta come punteggio, include 46 di queste 66 scuole. “La pandemia ci sta mettendo a dura prova, ma la crescita culturale con il principio dell’inclusione e delle pari opportunità è da sempre al centro dell’offerta formativa delle scuole di musica – dice il presidente di Assonanza Roberto Pignatti sul progetto, e continua – gli oltre 20 anni di esperienza di rete di Assonanza ci hanno insegnato che solo uniti si vince, e solo uniti si cresce. Siamo orgogliosi del lavoro svolto fin qui ed entusiasti per questo nuovo riconoscimento, che, assieme al lavoro di sinergia svolto con la Regione in questi ultimi mesi, ci ha dato la possibilità di essere uno strumento a disposizione delle Istituzioni per interpretare al meglio le problematiche dovute alla situazione di emergenza che ha messo in ginocchio anche il nostro settore”.

Articolo di Staff 4live.



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venerdì 18 dicembre 2020

Finanziamento regionale, nuove apparecchiature tecnologiche per la scuola di musica

Finanziamento regionale, nuove apparecchiature tecnologiche per la scuola di musica

La scuola di musica “Cesare Roveroni” di Santa Sofia non è mai stata così vicina alla sua utenza: grazie ad un finanziamento regionale, presto si doterà di nuove apparecchiature e tecnologie a supporto della &ldquo...

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Natale, Santa Sofia si illumina a festa: eventi online e luci sul ponte "nuovo"

Natale, Santa Sofia si illumina a festa: eventi online e luci sul ponte "nuovo"

Solitamente, a partire dal 13 dicembre, giorno della Patrona Santa Lucia, si accendono le luminarie nel Comune di Santa Sofia. "Da alcuni anni l'amministrazione, insieme agli esercenti, alle attività artigianali e aziendali e alle...

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Santa Sofia s’illumina a festa

Solitamente, a partire dal 13 dicembre, giorno della Patrona Santa Lucia, si accendono le luminarie nel Comune di Santa Sofia. “Da alcuni anni l’Amministrazione, insieme agli esercenti, alle attività artigianali e aziendali e alle associazioni aveva iniziato ad investire nell’acquisto di nuove luminarie, per vestire a festa tutto il centro storico – spiega l’assessora al turismo Ilaria Marianini. – In questo 2020, però, ci è sembrato opportuno mettere un attimo da parte il progetto: per questo l’amministrazione acquisterà solo alcune luci per addobbare il ponte “nuovo” di Santa Sofia. Il covid-19 non ci deve fermare, ma bisogna effettivamente riflettere su cosa è davvero indispensabile: è importante celebrare le festività natalizie, ma possiamo farlo utilizzando soprattutto le risorse che già abbiamo. Poi, a partire dal prossimo anno, proseguiremo con il rinnovamento delle luminarie natalizie: al momento ci poniamo l’obiettivo di illuminare tutto il “giro dei 3 ponti” e, anno dopo anno, ci occuperemo anche delle altre zone di Santa Sofia e delle frazioni”.

Per il resto, Santa Sofia sarà comunque addobbata a festa in tutto il centro storico, in piazza scintilla la cascata luminosa già presente in passato e per le festività 2020 – 2021 la Pro Loco di Santa Sofia illuminerà un albero nell’alveo del Bidente. Allo stesso modo, anche nelle frazioni quest’anno sono stati installati i consueti addobbi luminosi, in attesa di rinnovare il “parco luci” negli anni a venire.

Ovviamente, in questo periodo di festa non sarà possibile organizzare eventi e manifestazioni, non consegneremo i tradizionali Gigli d’argento, non c’è stata la fiera di santa Lucia, ci mancheranno gli appuntamenti in teatro, come il veglione di capodanno o il concerto con Artusi Jazz, così come mancheranno le attività natalizie per i più piccini, ma alcune associazioni stanno comunque organizzando qualche piccola sorpresa per rallegrare le feste”, commenta l’assessora alla cultura Isabel Guidi.

Così, per vivere comunque l’atmosfera natalizia, per tutto il periodo delle feste presso l’androne comunale è esposta una piccola mostra fotografica dedicata al Natale, allestita da Paolo Bresciani con SPI CGIL e Spazio Arte con immagini tratte dall’archivio fotografico “Valbonesi” e non solo. Sempre nell’androne, CIF Santa Sofia ha allestito un originale presepe realizzato con materiali di riciclo per augurare buon Natale a tutti i bimbi e alle loro famiglie. Anche a Corniolo, fino alla Befana, lungo le vie del borgo sarà possibile ammirare decine di natività, per la rassegna “Le vie dei presepi” organizzata da Pro Loco Corniolo Campigna. Infine, non poteva mancare la tradizionale tombola per bambini organizzata dal CIF di Santa Sofia: per la prima volta, la tombola si terrà on line nel pomeriggio del 26 dicembre.

Articolo di Staff 4live.



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giovedì 17 dicembre 2020

Santa Sofia, smantellato il reparto covid nella casa di riposo. Ora è il tempo degli abbracci

Santa Sofia, smantellato il reparto covid nella casa di riposo. Ora è il tempo degli abbracci

Smantellato il reparto covid nella casa di riposo "San Vincenzo Dé Paoli", è il momento per gli ospiti di rivedere i propri cari. Da venerdì sarà attiva infatti "la stanza degli abbracci". "Una...

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mercoledì 16 dicembre 2020

Santa Sofia rilancia con altri buoni spesa


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Santa Sofia, bando per i buoni spesa: domande da consegnare entro il 24 dicembre

Santa Sofia, bando per i buoni spesa: domande da consegnare entro il 24 dicembre

Come era già avvenuto in primavera, anche nel mese di dicembre il Comune di santa Sofia erogherà buoni spesa per l'acquisto di generi alimentari e di prima necessità. Il bando, pubblicato dall'Asp San Vincenzo de'...

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Il sindaco di Santa Sofia e la domenica caotica in Campigna


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domenica 13 dicembre 2020

Civitella di Romagna: endurista di Gambettola cade sui monti, recuperato dal Soccorso Alpino

Un gruppo di enduristi è andato nella mattina di oggi 13 dicembre a fare una gita nei sentieri intono alle colline di Civitella di Romagna (FC). Partiti dal paese si sono diretti per sentieri verso il Monte Grande. Il gruppo, giunto nel tratto di sentiero compreso tra Monte Grande e Monte Vecchio, uno di loro, un uomo di 45 anni residente a Gambettola (FC) per cause da accertare è caduto rovinosamente a terra procurandosi un doloroso trama alla gamba.

Sono circa le 11.30 quando gli amici chiamano il 118 per chiedere assistenza. La Centrale Operativa di Romagna, invia sul posto l’ambulanza di Santa Sofia, l’elicottero 118 di Bologna e il Soccorso Alpino e Speleologico, stazione Monte Falco che attiva la squadra della valle del Bidente. L’avvicinamento verso la zona dell’evento è stato molto complicato a causa di una frana che ha costretto i tecnici del CNSAS a dover imboccare un’altra strada allungando i tempi di arrivo. Giunti sul posto dopo aver messo in sicurezza l’infortunato e dopo aver provveduto ad immobilizzare l’arto infortunato hanno confermato l’elicottero, che nel frattempo era ormai nei pressi della zona, a causa del forte dolore riferito dal paziente. Arrivato sul luogo dell’evento l’elicottero 118 è atterrato nelle vicinanze. Il personale medico, del mezzo di soccorso avanzato, dopo valutazione ha provveduto a trasferire l’uomo all’ospedale Bufalini di Cesena. Sul posto anche i Vigili del Fuoco giunti con l’elicottero da Bologna.

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Civitella, cade durante gita: interviene il Soccorso alpino


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venerdì 11 dicembre 2020

Santa Sofia, un'altra vittima alla casa di riposo: "Da chiarire se è dovuto al covid"

Santa Sofia, un'altra vittima alla casa di riposo: "Da chiarire se è dovuto al covid"

La casa di riposo "San Vincenzo De Paoli" piange un'altra vittima. "Si tratta di un ospite che era risultato positivo al covid-19 - spiega il sindaco di Santa Sofia, Daniele Valbonesi -. Era ritenuto in via di guarigione, quindi...

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Il nespolo di Pieveacquedotto

La zona circostante all’antica pieve di Pieveacquedotto si presta benissimo per passeggiate e camminate non troppo impegnative. Una volta giunti a ridosso della chiesa e del locale cimitero si può comodamente parcheggiare per poi percorrere a piedi le vie Ca’ Mingozzi, andata e ritorno fino alla via Ravegnana, e la via Brunotto, che ha addirittura l’ultimo tratto, che va a sfociare sulla Cervese, non asfaltato. Una volta sul posto, la vicina presenza di queste due arterie stradali, la vicina Autostrada A14 e la Tangenziale Est di Forlì (via della Costituzione), sempre affollate di traffico, quasi non si avvertono, a parte il ronzio costante determinato dalle auto e dai camion che transitano. La sensazione di quiete che il luogo di culto emana, oltre al vicino fiume Ronco con la vegetazione di carattere ripariale che lo caratterizza formata da pioppi, salici, rubini, ai campi coltivati e a tutte le alberature che caratterizzano i cortili delle case poste sulle due vie meta della camminata fanno dimenticare il caotico svolgersi della vita commerciale e industriale della città che in gran parte si incrocia a Pieveacquedotto.

La Pieve di Santa Maria in Acquedotto

La Pieve si trova sulla direttrice dove passava l’acquedotto che fece costruire l’imperatore Traiano (53 d. C. – 117 d. C.) e che veniva alimentato dalle acque captate sulle colline di Meldola (successivamente il punto di prelievo fu spostato oltre Santa Sofia). Attraversava il territorio forlivese col compito di risolvere i grandi problemi idrici dell’assetata Ravenna, l’antica e affollata città portuale da sempre afflitta dall’assenza di acqua sana.
Una descrizione completa e dettagliata del luogo di culto è stata fornita nel 2018 da Marco Vallicelli, storico dell’arte, nel volume “Antiche pievi. A spasso per la Romagna”, prima parte, voluto dall’Associazione Culturale “Antica Pieve”, presieduta da Claudio Guidi, e curato dallo stesso Vallicelli insieme a Marco Viroli e a chi scrive.
Le prime attestazioni che parlano della Pieve riportano la data del 963 anche se sembra che la sua costruzione possa risalire al VI secolo. La chiesa attuale è stata edificata nel XIII secolo sui resti di una più antica, molto probabilmente dalle caratteristiche delle altre pievi della pianura romagnola.

È stata sottoposta nel corso dei secoli a diversi interventi di ricostruzione, di ristrutturazione e di restauro, fino quelli effettuati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che hanno cercato di conferire al monumento uno stile medioevale.
“Nelle murature sono evidenti parti sopravissute dell’edificio antico”, annota Vallicelli, “riconoscibili per i mattoni di colori diversi e dalle malte dall’impasto grossolano. La facciata presenta un grande portale con lunetta cieca sormontata da bifora e due lesene. Sulla controfacciata si trova un bel lacerto di affresco della “Madonna Annunziata”, di Scuola forlivese del XV secolo e forse riconducibile all’ambito di Marco Palmezzano.
La maggior parte degli affreschi precedenti il ‘500 è stata distrutta mentre altri, successivi al 1573, sono stati ricoperti. Sono rintracciabili sulle pareti una Sant’Agata e un San Giovanni Evangelista eseguiti da un pittore locale della fine del XVI secolo.

L’abside è semicircolare sia all’esterno che all’interno. Nei pressi del presbiterio è collocata una pregevolissima opera a stucco della “Madonna col bambino”, replica o copia del bassorilievo di Antonio Rossellino (un’altra copia si trova nella Pinacoteca Comunale).
Il campanile, alto 15 metri, a base quadrata, sembra possa essere datato attorno all’anno Mille. La parte basilare risale a quello originale, mentre le strutture superiori risalgono alla fine del 1200. Circa a metà è presente una bifora che presenta elementi singolari: si tratta di una copia di colonne, in marmo greco, una intrecciata intorno all’altra”.

“All’esterno, sul sagrato della chiesa”, continua Vallicelli, “si trova una colonna di marmo grigio con venature scure, di epoca romana. Non se ne conosce esattamente la funzione, ma sembra possa essere un segnale militare o più semplicemente una pietra miliare che sorgeva sul corso della via Emilia. Spostata dalla sede originaria, venne capovolta ed utilizzata per incidervi un’iscrizione che ancora oggi è possibile vedere, capovolta, nella parte bassa del manufatto.
La zona della Pieve doveva avere strutture adatte ai pellegrini: l’edificio viene citato in un documento del Duecento perché destinato ai viandanti che dal nord Italia erano diretti a Roma passando per la valle del Bidente. Nella seconda metà del Trecento si ha notizia dell’esistenza nei suoi pressi di un villaggio rurale non fortificato, Villa Plebis Acqueductus”.

Gli alberi della Pieve

Vale la pena mettere in evidenza la presenza attorno alla chiesa di diversi alberi che per dimensioni del tronco, per altezza e per vetustà sono da considerare un patrimonio paesaggistico e naturalistico di rilevante bellezza e importanza. Con la collaborazione di Alessandra Artusi e Claudio Guidi, dell’Associazione “Antica Pieve”, è stata mappata la zona e pertanto posso segnalare la presenza di un cipresso di belle dimensioni a lato della Pieve sulla rete di confine con via Brunotto e un altro più piccolo, assai malandato a fianco, mentre altri due nella stessa posizione sono sovrastati da tre querce di una certa rilevanza. Una quercia secolare (o roverella) svetta a lato del passo carraio e del parcheggio della chiesa. 7fino al 1975 ha avuto a fianco una pianta gemella di cui si intravede a malapena la ceppaia.

Marina Salimbani, figlia dell’ultimo mezzadro del podere di proprietà della chiesa, ricorda che nel 1970 circa alcuni tecnici forestali prelevarono getti di roverella e ghiande per poterle impiantare in area collinare ai bordi di strade dove si erano ammalate altre piante analoghe. Di questo fatto fu particolarmente felice perché in un altro luogo sarebbero cresciute le querce “figlie” della vecchia quercia, tagliata perché si era ammalata e svuotata nella parte bassa del tronco dove avevano trovato rifugio, come capita in questi casi, molti parassiti animali e vegetali. Secondo testimonianze di alcuni anziani, raccolte dal parroco don Andrea Carubia, la grande quercia secolare gemella superstite subì durante un bombardamento una menomazione di parte del tronco (come se fosse stata tranciata una fetta) e dei rami che crescevano da quel lato, tanto che si può notare la parte innaturalmente piatta sul tronco. Questa quercia e la sua gemella abbattuta segnavano l’ingresso alla Pieve, mentre le altre due querce in angolo sulla via Ca’ Mingozzi indicavano l’accesso a un cimiterino antico che esisteva a fianco del luogo di culto, come è testimoniato da una vecchia fotografia.

Sono presenti anche quattro tigli sempre sulla linea di confine tra parcheggio e via Ca’ Mingozzi. Sul retro della canonica si notano tre cedri del Libano in buone condizioni, mentre altre tre piante della stessa specie, di recente colpite da fulmini durante un temporale, si trovano a margine dell’ex campo di calcio, a lato della Pieve. Nel terreno circostante la casa colonica spiccano un gelso secolare, purtroppo capitozzato, due olmi campestri a margine della corte, due pioppi capitozzati e altri quattro gelsi sul retro vecchi di 70/80 anni, e un abete di scarso valore di fronte all’ingresso.
Pur riconoscendo il valore e l’importanza di queste piante e delle loro storie, che saranno oggetto di una visita sul posto appena sarà possibile, in questa rubrica dedicata ad alcuni alberi che caratterizzano il nostro territorio, intendo però parlare di un nespolo, costituito da tre cespugli, che vegeta sul ciglio della strada che dalla rotonda della Tangenziale Est porta alla pieve (vedi foto di Giulio Sagradini). In una mattina dello scorso settembre andai sul posto allo scopo di fare una camminata e rimasi sorpreso da questa pianta, non particolarmente robusta e neppure molto antica, carica all’inverosimile di frutti. Inoltre notai che nonostante il forte temporale che si era sviluppato durante la notte nessuna nespola era caduta a terra; un fatto davvero singolare perché le altre piante da frutto avevano subito un qualche danno.

Il nespolo comune

Il nespolo comune (Mespilus germanica) è un albero da frutto, appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Le prime coltivazioni risalgono al I millennio a.C. lungo le rive del Mar Caspio, da qui si diffuse in Asia Minore per raggiungere poi Grecia e Italia. Il medico, botanico, naturalista e accademico svedese Carl Nilsson Linnaeus, chiamato Carlo Linneo in italiano (1707 – 1778), considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi chiamò questo albero Mespilus germanica perché in Germania era diffusissima e ritenne fosse il luogo della sua origine.
Solitamente è un albero di modeste dimensioni, raggiunge al massimo i cinque metri d’altezza. Il portamento è irregolare e nei soggetti invecchiati i rami tendono verso terra, mentre nei soggetti selvatici i rami possono essere spinosi. È una pianta molto fertile; il frutto è un falso frutto dato dall’ingrossamento del ricettacolo attorno ai frutti veri e propri ed è chiamato “nespola”. Secondo antichi usi la sua raccolta dovrebbe avvenire prima del 4 ottobre, festa di san Francesco.

Le nespole hanno forma riconoscibilissima, tondeggiante (assomigliante ad una trottola). Il peduncolo è corto con un’ampia depressione apicale coronata da residui del calice ed una buccia resistente che per colore e consistenza ricorda il cuoio.
Queste “trottole” non sono subito mangiabili, ma diventano commestibili solamente dopo un certo periodo, quando la polpa aspra, ricca di tannino, diventa bruna, molle e zuccherina. La maturazione deve avvenire in un luogo asciutto, secondo la tradizione sulla paglia, lontano da frutti che emanino sostanze come l’etilene prodotto dalle mele.

Un proverbio italiano dal sapore contadino dice: “Con il tempo e con la paglia maturano le nespole” che deriva proprio dall’uso di far maturare a lungo il frutto, non essendo possibile
mangiarlo appena raccolto, in contenitori ricoperti di paglia e al buio. Analogo significato ha il proverbio “Con il tempo e con la paglia maturano le sorbe”, oppure “Con il tempo una foglia di gelso diventa seta”, che vuol dire aver pazienza, oppure di attendere una soluzione che prima o poi arriverà.
Un tempo ogni dimora di campagna aveva almeno un nespolo in cortile, perché si credeva che tenesse lontane le streghe e la sfortuna. I contadini si servivano della pianta anche per scandire il passare delle stagioni, perchè era la prima a fiorire e l’ultima a maturare i suoi frutti, e una buona fioritura veniva considerata come premonitrice di un ricco e abbondante raccolto.

Il nespolo giapponese

Negli ultimi due secoli però, in Europa e altri paesi del mondo è stato gradualmente e commercialmente rimpiazzato dal nespolo giapponese, che appartiene ad una specie diversa, ma i suoi frutti vengono sempre chiamati “nespole”. I frutti di entrambe le due specie si raccolgono acerbi, in attesa di maturazione fuori dalla pianta, tuttavia la nespola europea è a raccolta autunnale, di forma più tondeggiante e con una buccia di color verdastro-grigio-marrone chiaro, riconoscibile da una grossa apertura al fondo, mentre quella giapponese è primaverile, la bacca appare più oblunga e chiusa, e la buccia di un colore più vivo e giallastro.

Le proprietà delle nespole

Secondo “Il Giornale del cibo” le nespole hanno “la proprietà di abbassare il colesterolo ‘cattivo’ nel sangue, grazie alla presenza di pectina, una particolare fibra che, appunto, riduce il riassorbimento di colesterolo nel colon e ne facilita l’espulsione. È utile quindi per il benessere dei vasi sanguigni e dell’intero apparato circolatorio, sostenuto anche dalla presenza di potassio che contribuisce alla regolazione della pressione arteriosa e prevenendo pertanto patologie quali infarto ed ictus.
Grazie alla sua caratteristica diuretica, la nespola è di aiuto anche in chi soffre di problemi renali quali ad esempio insufficienza renale, calcoli renali, iperuricemia e gotta. Mentre la presenza di amigdalina, fa sì che abbia effetti benefici anche sul fegato”.
I nutrizionisti ricordano anche la funzione antipiretica contro la febbre e rimineralizzante (per cui le nespole sono preziose in caso di carenze da minerali o come recupero dopo un’attività sportiva). Essendo ricche di acqua e fibra, questi frutti aiutano a indurre il senso di sazietà e sono consigliati in chi deve dimagrire e deve seguire un regime alimentare ipocalorico (tenuto conto del basso apporto calorico). È importante precisare che i semi della nespola non devono essere ingeriti, perché tossici.

Il nespolo nella storia

I greci consacrarono la pianta al dio Cronos. Anche gli antichi Romani la tennero in buona considerazione in quanto simbolo del dio Saturno. Secondo le credenze l’albero del nespolo aiutava a tenere lontano dalla casa sventure e stregonerie e questo contribuì ad un’ampia diffusione di questa coltura. I frutti erano invece simbolo di prudenza, saggezza e pazienza. Sicuramente per questo da sempre è associato alle virtù femminili, alla donna virtuosa: al punto che regalare un rametto di nespole era considerato di buon augurio in occasione dei matrimoni.
Oltre a gustarne i frutti impiegarono le sue foglie e i frutti immaturi essiccati come forte astringente per curare i disordini intestinali, così come avvenne per tutto il Medioevo. In tempi in cui le malattie venivano curate con i vegetali, la pianta del nespolo comune era diffusissima e molto apprezzata tenuta in grande considerazione. Apprezzamento che mantenne nei secoli sino alla fine della seconda guerra mondiale. Quando si verificò lo spopolamento delle campagne, dovuto al boom economico del dopoguerra, molti terreni, cascine e alberi da frutto furono abbandonati anche la pianta del nespolo comune non fu più quasi piantata né coltivata. Oggi che si cerca di valorizzare le piante di un tempo anche questo albero antico è stato ripreso in considerazione. Non tanto per consumare la sua frutta matura ma per impiegarla in deliziose marmellate e confetture.

Il nespolo di Giovanni Verga

Lo scrittore siciliano Giovanni Verga nel suo romanzo più conosciuto “I Malavoglia”, pubblicato a Milano dall’editore Treves nel 1881, una delle letture più diffuse e indicate nei programmi di letteratura italiana all’interno del sistema scolastico italiano, narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Nel racconto I Malavoglia sono indicati come “quelli della casa del nespolo”. Vediamo l’intero passaggio del testo di Verga: “Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all’Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron ‘Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarrata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato Cipolla”.

A quale nespolo farà riferimento lo scrittore? Secondo i critici letterari e gli studiosi non può essere sicuramente con quello “giapponese”; pianta sempreverde, vagamente esotica, che in primavera produce gustosissimi frutti di forma ellittica, giallo-arancioni, dalla succosa e zuccherina polpa biancastra e dai grandi semi marroni. Del resto nel continuare la lettura del racconto, come scrive il naturalista Ferdinando Fontanella, si apprende che: ‘Il nespolo lasciava cadere le foglie vizze, e il vento le spingeva di qua e di là pel cortile’, quindi “L’albero dei Malavoglia è, invece, sicuramente una specie diversa, Mespilus germanica: essenza caducifoglia, dal frutto invernale, piriforme, marrone, che per essere mangiato necessita di un periodo di ammezzimento.
Del resto nella seconda metà dell’Ottocento, periodo storico in cui si svolge la vicenda narrata da Verga, la casa di padron ‘Ntoni non poteva avere un nespolo del giappone nel cortile. Questa pianta in quel tempo doveva essere molto rara, fu introdotta in Italia, nell’Orto Botanico di Napoli, solo nel 1812. Al più poteva trovarsi, come curiosità botanica, nel parco di qualche villa aristocratica, non certo nell’umile casa di pescatori.
“Mentre il nespolo comune è pianta conosciuta da lungo tempo”; sono sempre parole di Fontanella, “coltivarlo nel cortile assicurava saporiti frutti, ristoro e compagnia ‘nell’estate ci avrà lì vicino il nespolo per fargli ombra’ e fungeva da segnatempo ‘Il nespolo intanto stormiva ancora, adagio adagio, e le ghirlande di margherite, ormai vizze, erano tuttora appese all’uscio e le finestre, come ce le avevano messe a Pasqua delle Rose’.

Un tempo in campagna: nel mese di novembre

Dal libro di “La campagna appena ieri” di Pietro Barberini e Grazia Bravetti Magnoni stralcio queste righe che descrivono la vita e i lavori di una volta durante il mese di novembre dove si accenna alla raccolta dei cachi, di cui ho parlato nell’articolo precedente dedicato a questi alberi, e delle nespole. Ecco il breve testo: “Sembrava che ci fosse poco da fare nei campi, il lavoro invece c’era, ma diverso e meno assillante. Solo chi aveva i cachi doveva fare un altro raccolto, l’ultimo dell’anno con quello delle nespole. Tutti iniziavano le potature, che erano lente e si protraevano, per ragioni diverse sino a Febbraio e anche più in là.
Quando non pioveva, anche in mezzo alla nebbia si svettavano le siepi, di cui si tagliavano le cime fino a pareggiarle. Poi si cominciava la lunga potatura degli alberi da frutta, bisognava diradare le piante altrimenti il raccolto non sarebbe stato regolare e gli alberi sarebbero cresciuti male, privi di vigore. Per le viti occorreva ancor più tempo e molta abilità.

Dopo potato, lungo i filari e nei frutteti, bisognava raccogliere i “sarmenti”. Si facevano delle fascine legate coi vimini dei gelsi e queste poi servivano per accendere il fuoco nel camino e per scaldare il forno dove si cuoceva il pane.
Quand’erano giornatacce, con la pioggia, si stava nella stalla o sotto il portico ad accomodare sedie, scale e scaletti, a fare cesti e a rifare i manici a zappe, vanghe e forcali.
Le donne, invece, a Novembre, cominciavano a filare con la rocca la canapa e la stoppa, solo qualcuna aveva la lana, che il mese dopo si cominciava a tessere. In più bisognava “rappezzare” per l’intera famiglia calze, camicie, pantaloni, corpetti, e persino le mutande….”.

I proverbi e modi di dire sulle nespole

Alcuni proverbi su questo argomento sono riportati nel libro “Lunario. Dodici mesi di miti, feste, leggende e tradizioni popolari d’Italia” di Alfredo Cattabiani (1937 – 2003), edito da Mondadori nel 2002, come quello già ricordato “Per San Francesco la nespola nel cesto”, cui fa eco: “Quando appare la nespola piangete perché è l’ultimo frutto dell’estate”. Ma in realtà la nespola non è l’ultimo, perché in questo periodo maturano anche i cachi, come ho scritto nel precedente articolo dedicato al gruppo di piante di questo frutto presente a fianco del Cimitero Monumentale. Poi la nespola, come già detto, è un frutto d’ottobre soltanto in teoria perché non si può mangiare appena colta: occorre farla maturare. Si dice infatti: “Per San Simone la nespola si ripone”. E anche: “Col tempo e con la paglia maturano le nespole”. Siccome era ed è facile raccoglierle e conservarle, non erano tenute in gran conto, tant’è vero che ancora oggi si può sentire rispondere a qualcuno che chiede una cosa troppo costosa: “Nespole!”. Ovvero, ironicamente: “Ti accontenti proprio di poco!”.
Nel linguaggio popolare il termine “nespola” indica anche un colpo dato in modo rapido e secco: “Gli ho dato certe nespole!”.
Libero Ercolani nel volume “4500 modi di dire e 280 indovinelli in dialetto romagnolo” ha riportato questi detti: “L’è indrì coma al nëspal” (È indietro – ritardato – come le nespole); “Par Sa’ Franzèsc, la nëspula int e’ zest” (Per San Francesco – 4 ottobre – la nespola nel cesto); “Par Sa’ Martén, nëspul e bôn ven” (Per San Martino – 11 novembre – nespole e vino buono); “Al nëspul a ‘l j indvéna l’arcôld” (Le nespole predicono come sarà il raccolto del grano – Se sono abbondanti quello dell’anno dopo sarà un buon raccolto e viceversa); “La prèma la fraguléna; l’utma la nispuléna” (La prima è la fragolina; l’ultima è la nespolina a maturare nel corso dell’anno).
La nespola di Molinella, prodotto De.C.O. Denominazione Comunale di Origine
A Molinella i frutti raccolti possono vantare la Denominazione Comunale di Origine perché sono il prodotto di alberi coltivati da molto tempo; una “certificazione” di tipicità per questo e alcuni prodotti agroalimentari che non rientrano, per motivi diversi, in altre forme di tutela. È una modalità per legare un prodotto alla sua terra, al luogo dove esso si produce da sempre.

Gabriele Zelli

Articolo di Gabriele Zelli.



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giovedì 10 dicembre 2020

Coronavirus, a Santa Sofia muore una 89enne: era ospite della casa di riposo

Coronavirus, a Santa Sofia muore una 89enne: era ospite della casa di riposo

Un nuovo lutto, ricondubicile al covid-19, colpisce Santa Sofia. Il sindaco Daniele Valbonesi ha comunicato il decesso di una 89enne, ospite della casa di riposo "San Vincenzo De Paoli". "Purtroppo la situazione era gi&agrave...

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sabato 5 dicembre 2020

Fiume in piena per la pioggia e lo sciogliersi della neve, osservato speciale il Bidente

Fiume in piena per la pioggia e lo sciogliersi della neve, osservato speciale il Bidente

Osservato speciale il fiume Bidente a Santa Sofia, in piena per le recenti piogge e per lo sciogliersi delle neve che era caduta in quota gli scorsi giorni.

Un vero e proprio spettacolo della natura quello al quale stanno assistendo gli...

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venerdì 4 dicembre 2020

Valbonesi (Pd): "Per Santa Sofia ho scelto di stare fuori da Alea perchè preferivo la gara pubblica"

Valbonesi (Pd): "Per Santa Sofia ho scelto di stare fuori da Alea perchè preferivo la gara pubblica"

“Il sindaco Zattini, tornando sul tema del termovalorizzatore, espone in maniera imprecisa una serie di questioni che penso vadano messe in ordine. Intanto la discussione stessa, che sta creando solo confusione, nasce dalle sue...

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Covid, a Forlì sono 48 i nuovi casi comunicati oggi


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Ecco le “stelle del lavoro” della provincia di Forlì-Cesena


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giovedì 3 dicembre 2020

Zattini: «Tante le cadute di stile del PD»

Rimango sempre basito di fronte a certe cadute di stile. Tanto più se si tratta di scivoloni politici del segretario territoriale del Pd forlivese, Daniele Valbonesi, Sindaco di Santa Sofia e massimo rappresentante della sinistra cittadina. Non c’è dubbio, come ha detto Valbonesi, che la Regione Emilia Romagna sia governata da un’ampia coalizione di centrosinistra e non di centrodestra. E non c’è dubbio, per usare gli stessi termini del Sindaco di Santa Sofia, che lo spegnimento di un inceneritore sia un processo lungo e complesso, legato a diversi fattori e al quantitativo di rifiuti prodotti nel territorio di riferimento” attacca il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini.

Peccato che tutti questi fattori, per quanto virtuosi essi siano, perdano di valore se non debitamente supportati da una ferrea volontà politica da parte di chi, con le proprie azioni, può incidere realisticamente sul funzionamento e sulla chiusura del nostro impianto. Per quanto infatti il Comune di Forlì si possa dimostrare virtuoso e attento nella programmazione delle proprie politiche ambientali, lo spegnimento dell’inceneritore è un atto di ‘forza’ che esula dalle competenze di questa Amministrazione. Non è il Comune che ne determina il conferimento in termini di rifiuti da bruciare e non è il Comune che definisce gli obiettivi strategici per una gestione sostenibile dei rifiuti, attraverso l’adozione del piano regionale di gestione dei rifiuti” precisa il primo cittadino forlivese.

Tutto questo rientra nelle facoltà del gestore e in quelle, ancor più rilevanti sotto il profilo decisionale, della amministrazione regionale. Della cui coalizione, come dice giustamente Valbonesi, fa parte anche il Partito Democratico. Concludo ricordando al ‘collega’ Valbonesi, nella sua doppia veste di segretario di partito e primo cittadino, che qui a Forlì non ci risultano tracce rilevanti di percorsi sostanziali, definiti dalla precedente amministrazione di centrosinistra, per spegnere, un domani, l’impianto di via Grigioni. Altro aspetto che meriterebbe il dovuto approfondimento è lo spiacevole ruolo d’avvocato d’ufficio esercitato da un Sindaco che si è sempre dimostrato distante dal progetto di Alea, rifiutandosi di farne parte salvo poi celebrarne i risultati all’occorrenza, preferendo continuare a sposare la gestione e la tradizione di Hera. Potrei sbagliarmi ma, come direbbe qualcuno con più esperienza, a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” conclude Gian Luca Zattini.

Articolo di Staff 4live.



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Inceneritore, Zattini: "Il segretario Pd decanta il metodo Alea, ma come sindaco ne è stato fuori"

Inceneritore, Zattini: "Il segretario Pd decanta il metodo Alea, ma come sindaco ne è stato fuori"

“Rimango sempre basito di fronte a certe cadute di stile. Tanto più se si tratta di scivoloni politici del segretario territoriale del Pd forlivese, Daniele Valbonesi, Sindaco di Santa Sofia e massimo rappresentante della sinistra...

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Nodo inceneritore: la replica del sindaco di Forlì al Pd


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mercoledì 2 dicembre 2020

Coronavirus, a Forlì resta in discesa la curva dei contagi


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Santa Sofia, Premilcuore e Galeata: seconda edizione del corso online per i punti di informazione turistica

Santa Sofia, Premilcuore e Galeata: seconda edizione del corso online per i punti di informazione turistica

A seguito del successo della prima edizione, prosegue il progetto “Informazione Turistica Diffusa”, promosso dal Comune di Santa Sofia con i vicini comuni di Premilcuore e Galeata. Approfittando della chiusura degli esercizi commerciali...

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lunedì 30 novembre 2020

Santa Sofia, "A Natale fai un regalo al tuo paese": una lotteria per sostenere l'economia locale

Santa Sofia, "A Natale fai un regalo al tuo paese": una lotteria per sostenere l'economia locale

A Santa Sofia, con l'avvicinarsi delle festività natalizie e in questa particolare condizione di difficoltà economica, Pro Loco e Amministrazione hanno pensato ad una iniziativa che potesse coinvolgere cittadini e negozianti e...

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sabato 28 novembre 2020

Coronavirus, quinta vittima a Santa Sofia: muore una donna di 91 anni

Coronavirus, quinta vittima a Santa Sofia: muore una donna di 91 anni

Santa Sofia piange un'altra vittima del covid-19, la quinta dall'inizio della pandemia. Si tratta di una donna di 91 anni. A darne la notizia il sindaco Daniele Valbonesi. I nuovi contagiati sono cinque, quattro dei quali da contatti...

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Perde il controllo dell'auto e si ribalta: nuovo incidente sulla "Bidentina" - LE FOTO

Perde il controllo dell'auto e si ribalta: nuovo incidente sulla "Bidentina" - LE FOTO

Incidente stradale sabato sera sulla provinciale 4 "Bidentina", a Cusercoli. Per cause ancora in corso di accertamento da parte dei Carabinieri un uomo sulla sessantina procedeva con direzione Santa Sofia-Forlì quando ha perso il...

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lunedì 23 novembre 2020

Santa Sofia, fu interessata da una frana: partiti i lavori sulla "Biserno-Berleta"

Santa Sofia, fu interessata da una frana: partiti i lavori sulla "Biserno-Berleta"

Nel mese di novembre hanno avuto inizio i lavori di consolidamento del versante franoso lungo la strada comunale Biserno-Berleta, con la finalità di salvaguardare i due tratti della strada interessati da movimenti franosi che hanno occupato...

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domenica 22 novembre 2020

Apertura di una nuova farmacia a San Colombano

Lunedì 23 novembre, aprirà al pubblico la nuova farmacia di San Colombano. Alberto Cavenago sarà pronto ad accogliere i clienti con il proprio staff nei nuovi locali della farmacia situata nella frazione di San Colombano sulla Strada Provinciale 4 “Bidentina” (lato destro direzione Santa Sofia).

Il sindaco di Meldola Roberto Cavallucci nel porgere i migliori auguri di buon lavoro ad Alberto Cavenago, ha ricordato, in occasione del taglio del nastro inaugurale, l’importante ruolo delle farmacie come servizio essenziale per la cura e la tutela della salute dei cittadini. Ha inoltre espresso la soddisfazione dell’Amministrazione Comunale per questa nuova apertura che permetterà all’abitato di San Colombano di usufruire di un servizio importante quale è la farmacia.

Articolo di Staff 4live.



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sabato 21 novembre 2020

Santa Sofia piange la terza vittima in pochi giorni: era ospite della casa di riposo

Santa Sofia piange la terza vittima in pochi giorni: era ospite della casa di riposo

Santa Sofia piange la terza vittima in cinque giorni da covid-19. Si tratta di una 85enne, ospite della casa di riposo "San Vincenzo De Paoli". "E' un sabato triste e il saluto va ai familiari ai quali la comunità si...

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giovedì 19 novembre 2020

Coronavirus, giovedì nero: tre morti nel Forlivese. Crescono i contagiati alla casa di riposo di Santa Sofia

Coronavirus, giovedì nero: tre morti nel Forlivese. Crescono i contagiati alla casa di riposo di Santa Sofia

Sono tre le vittime da covid-19 nel Forlivese. Si tratta di un 84enne di Forlì e di una 88enne di Dovadola, che si trovavano ricoverati all'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì, e di un 67enne di Forlì, che si...

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Tamponi a tappeto nello stabilimento Amadori di Santa Sofia: emergono 14 positivi su 600 controlli

Tamponi a tappeto nello stabilimento Amadori di Santa Sofia: emergono 14 positivi su 600 controlli

Diversi casi di positività al Covid nello stabilimento Avicoop Amadori di Santa Sofia, l'ex "Pollo del Campo". Anche nello stabilimento dell'alta valle del Bidente, come d'altra parte in molti altri siti produttivi&nbsp...

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Da Bagno di Romagna a Santa Sofia: nuovo asfalto per la Provinciale del Carnaio

Da Bagno di Romagna a Santa Sofia: nuovo asfalto per la Provinciale del Carnaio

Nuovo asfalto per la Provinciale 26 del Carnaio, l'arteria che collega Santa Sofia a San Piero in Bagno, la valle del Bidente a quella del Savio. "In questi giorni - spiega il sindaco bidentino, Daniele Valbonesi - sono stati eseguiti...

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mercoledì 18 novembre 2020

Coronavirus, Santa Sofia piange un'altra vittima: è la seconda in pochi giorni

Coronavirus, Santa Sofia piange un'altra vittima: è la seconda in pochi giorni

A Santa Sofia un nuovo decesso per covid-19. Lo ha comunicato il sindaco Daniele Valbonesi nel consueto aggiornamento video pubblicato sulla pagina Facebook del Comune. Si tratta della seconda vittima in pochi giorni dopo la morte di una 86enne. I...

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Santa Sofia, adattato alle nuove norme anti-covid: confermato il mercato del giovedì

Santa Sofia, adattato alle nuove norme anti-covid: confermato il mercato del giovedì

Come di consueto, giovedì mattina si svolgerà il mercato ambulante a Santa Sofia, in piazza Matteotti. Tuttavia, per rispettare l’ordinanza regionale firmata dal governatore Stefano Bonaccini e l’ordinanza del Ministero...

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sabato 14 novembre 2020

A Santa Sofia la biblioteca si fa 'virtuale' e porta i libri a domicilio

A Santa Sofia la biblioteca si fa 'virtuale' e porta i libri a domicilio

A Santa Sofia, la Biblioteca Comunale “Luciano Foglietta” propone nuovi servizi ai propri iscritti. A seguito del dpcm in vigore fino al prossimo 3 dicembre, infatti, la Biblioteca Comunale è chiusa al pubblico ma ha deciso di...

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venerdì 13 novembre 2020

Attivato alla Fiera il terzo punto “drive through” per i tamponi Covid-19

A partire da sabato 14 novembre l’Igiene Pubblica forlivese attiverà il terzo punto “drive through” per effettuare i tamponi Covid-19 alla Fiera di Forlì in via Punta di Ferro 2. Si tratta del secondo “drive” allestito negli spazi concessi dal Comune di Forlì presso i locali della Fiera. Sarà destinato all’accesso “diretto” degli utenti, sempre muniti di ricetta del medico o del pediatra di famiglia e sarà operativo tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle ore 8,45 alle 13,00.

Il primo “drive” invece, già presente in Fiera nello spazio della biglietteria, continuerà ad effettuare tamponi tutti giorni, per gli utenti prenotati, dalle 8,45 fino a tardo pomeriggio. Gli ampi spazi per l’arrivo e il movimento delle auto ed il nuovo punto, permetteranno il corretto proseguimento di questa attività, che consente una maggiore efficienza e rapidità nell’esecuzione dei tamponi. Un terzo drive è infine operativo, da qualche tempo ,a Santa Sofia, in piazzale Carlo Marx.

Vogliamo ringraziare il Comune di Forlì – spiegano gli operatori dell’Igiene Pubblica, che gestiscono tutti i drive through del comprensorio forlivese – per aver concesso nuovi spazi per l’allestimento del drive e l’Ufficio tecnico dell’Ausl Romagna per la grande disponibilità dimostrata“.

Articolo di Staff 4live.



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giovedì 12 novembre 2020

Le meraviglie della natura: due peri Volpini centenari

In altre occasioni ho preso in considerazione alberi molto antichi del nostro territorio e anche questa volta parlerò di due piante di pero Volpino che, secondo alcune testimonianze, hanno oltre 100 anni di vita. L’occasione mi spinge anche a ricordare che una ricerca della Regione Emilia-Romagna, effettuata in collaborazione con l’Associazione “Patriarchi della Natura in Italia”, ha portato alla scoperta di straordinari esemplari di pero di antiche varietà in tutto il territorio regionale, così come segnalo che dalle nostre parti fu attivo il culto della “Madonna della Pera”.

I peri “patriarchi”

Sono stati documentati 20 grandi alberi di questo frutto (con molta probabilità sono di più Ndr), presenti in tutte le nove province, localizzati prevalentemente sulle nostre colline e montagne, dove minore è stata la pressione dello sfruttamento del territorio; solo due peri “patriarchi” si trovano in zone di pianura.
Appartengono tutti a varietà non più coltivate, se non a scopo amatoriale, in alcuni casi abbandonate, che si trovano in zone marginali alle coltivazioni, oppure adiacenti ad edifici rurali o religiosi, oppure all’interno di giardini privati, a volte isolati tra campi coltivati o prati.
Questi alberi, oltre alle dimensioni eccezionali, alla rarità botanica, al valore paesaggistico, storico testimoniale, religioso e della tradizione, sono portatori di un elevato valore culturale essendo testimonianze vive, dirette, della cultura agricola del passato, di un’eredità culturale contadina secolare che si sta perdendo insieme alla variabilità genetica delle coltivazioni.

Quelli censiti hanno dimensioni ed età ragguardevoli (quasi tutti plurisecolari) se rapportati alle attitudini di crescita e alla longevità delle piante da frutto, che normalmente non sono né grandi né longeve. Alcuni arrivano a 20 metri di altezza e di dimensioni di circonferenza del tronco superiore ai due metri, a volte addirittura ai 3. Ne è un esempio il pero di San Paolo, che si trova nel territorio di Santa Sofia che con i suoi 4 metri di circonferenza è tra i più grossi peri d’Italia per le dimensioni del tronco.
Nel saggio “La pera nell’immaginario storico-letterario e nella tradizione gastronomica” di Rosella Ghedini, contenuto nel volume “”Antiche pere dell’Emilia-Romagna” a cura di Silviero Sansavini e Vincenzo Ancarani, edito dall’Istituto per i Beni Culturali e Naturali di Bologna, l’autrice scrive che “Il frutto della pera ritorna frequentemente nella mitologia arcaica. Nell’antico Egitto l’albero era considerato sacro ad Iside, dea della fertilità, della magia e protettrice della famiglia. Per gli antichi Greci era consacrato alla luna e alla dea Era, sposa di Zeus e regina dell’Olimpo; la sua statua a Micene era scolpita nel legno di pero; era sacro anche per Atena, dea della sapienza, della città e della guerra; così come per Afrodite, che nel suo santuario di Tebe veniva chiamata Onca, nome prellenico del pero. La forma della pera evoca il ventre femminile; da sempre ha rappresentato antropologicamente il corpo della donna poichè ne sottolinea le curve; è così diventato simbolo erotico e di fecondità. L’abbinamento del pero al mondo femminile ha resistito a lungo nella tradizione popolare, fino a non molto tempo fa, per esempio, nel cantone svizzero di Argovia quando nasceva un bambino veniva piantato un melo se era maschio oppure un pero se si trattava di una femmina. Nella simbologia cristiana il pero viene posto in relazione all’amore di Cristo per l’umanità. Nella cultura cinese, dove il colore bianco è associato al lutto, il candore dei fiori del pero simboleggia il profondo dolore causato dalla morte di una persona cara; la fragilità e la frugalità dei suoi fiori rappresentano la natura effimera dell’esistenza“.

La pera nella tradizione popolare

Nella tradizione popolare il frutto del pero è citato in detti e proverbi, distillati di saggezza popolare che derivano dall’esperienza quotidiana, per rappresentare situazioni sociali consolidate e difficoltà del vivere quotidiano e per descrivere metaforicamente furbizie e strategie per la sopravvivenza. Alcuni motti ispirati alla pera sono esempi di saggezza popolare, come: “Cvânt che la përa la j è fata la ches-ca da par sé” (Quando la pera è matura cade da sola); un invito alla pazienza in quanto le cose accadono da sole al momento opportuno. Oppure “Una përa gvasta la n’ amêla zènt dal s-cèti” (Una pera guasta infesta 100 pere sane), per ricordare con quanta facilità si diffondono il vizio e la corruzione; o anche “Caschê cóma una përa còta” (Cadere come una pera cotta), che può significare l’abbandonarsi per la grande stanchezza, oppure l’innamorarsi perdutamente o cadere con facilità in un inganno.

Il culto della “Madonna della Pera”

Nel fondamentale volume già citato, in un altro saggio molto interessante a firma di Elisabetta Landi, si prende in considerazione il tema “Pomi dell’oro. Le ‘antiche pere’ nelle arti figurative, nel mito e nella simbologia religiosa in Emilia-Romagna. Momenti e aspetti”. L’autrice ricorda, fra l’altro, che nel ciclo scultoreo della “Porta dei mesi” della Cattedrale di Ferrara in uno dei portali è scolpito un pero con un fanciullo intento a raccogliere un frutto [allo stesso scultore, il Maestro dei Mesi di Ferrara, è stata attribuita dallo studioso Cesare Gnudi (1910 — 1981) la realizzazione della lunetta “Adorazione dei Magi” dell’Abbazia di San Mercuriale di Forlì ndr]. Mentre per la presenza di diverse opere presenti in Romagna, in genere affreschi o pale d’altare, dove compare la Madonna che porge al Bambino una pera si può presupporre la nascita dalle nostre parti, in particolare a Cesena, di un vero e proprio culto; oggi è difficile capire come sia nato e qual’è stata la sua evoluzione. Ma andiamo con ordine.

Annota Elisabetta Landi che se sfugge la ragione materiale della fortuna “cesenate” di quel pomo, su cui si possono formulare solo ipotesi, si conosce per certo il prototipo figurativo della devozione. “Si risale al XIV secolo, per l’esattezza al 1347, anno della tavola firmata, e datata, da Paolo Veneziano. Oggi il dipinto è custodito al Vescovado di Cesena ma una volta si trovava in una chiesa importante – con ogni probabilità San Francesco – ed era parte di un polittico eseguito per una committenza prestigiosa. Da qui, in tempi relativamente recenti, fu trasportato lungo il pendio collinare che guarda verso il mare, e collocato sull’altare dell’Immacolata Concezione di Carpineta. È da quest’opera sontuosa, modello autorevole e un capolavoro del maestro, che discende il culto della “Madonna della Pera” celebrato con una decina di esemplari, non pochi, prodotti in un ambito territoriale alquanto circoscritto e in un momento di stile ben preciso, compreso tra il tardogotico e il primo rinascimento“.

La studiosa ricorda a questo punto dove sono presenti le altre opere, dipinti o affreschi: “Nella Pinacoteca Comunale di Cesena è conservata una tavola del primo quarto del ‘400 attribuita ad artisti diversi: a Bitino da Faenza che avviò in regione un gotico raffinato, al Maestro di Ceneda, autore di preziosità venete tra Jacobello e Giambono, a un artista anonimo romagnolo e, per le affinità con la Vergine col Bambino del Museo Nazionale dell’Aquila, al Maestro di Cellino Attanasio, un collaboratore di Jacobello aggiornato sull’arte lagunare ma in grado di innestare, sul suo linguaggio, accenti di matrice emiliana. Di un trentennio più tardo è poi, sempre nella raccolta cesenate, l’affresco “Madonna della Pera”, proveniente da San Francesco; si trovava in origine su un parete del convento, all’interno di una composizione più ampia eseguita dal Maestro di Castrocaro: un pittore interessante, al corrente di un rinascimento acerbo (ma aggiornato sullo stile internazionale) che si scorge nella purezza del volto di Maria. Proprio a Castrocaro è offerta una testimonianza importante di questa iconografia nell’affresco con la “Sacra conversazione” della chiesina di San Nicolò; qui, nei ritmi eleganti e negli atti di “affettuoso colloquio”, come ha avuto modo di descrivere lo storico dell’arte forlivese Giordano Viroli, in uso presso la società cortese, la Vergine porge il pomo al Bambino, e dialoga con Sant’Antonio Abate e con San Giovanni Battista sul tema, si presume, dell’amore per l’umanità richiamato dalla presenza allegorica della pera“.

Nel Cinquecento, nei primi decenni successivi al volgere del nuovo secolo – prosegue la studiosa – altre opere documentano la continuità della devozione in Romagna. A Forlì, ai Musei San Domenico, una tavola attribuita a Giovan Battista Utili, o Bertucci il Vecchio, e a Faenza, in Sant’Agostino, una pala di Sebastiano Scaletti. Sono testimonianze di fede, e prove significative di un culto radicato, collegato ai pomi e depositato nell’immaginario ancestrale ma che sarebbe opportuno approfondire, oggi, con un confronto incrociato tra la letteratura, la fede e la simbologia del frutto rapportata alle tradizioni votive del nostro territorio; senza dimenticare la frutticoltura“.

Nelle opere sopra indicate il frutto è raffigurato in maniera sommaria: sono pomi minuscoli, probabilmente come scrive Elisabetta Landi: “Si tratta delle moscatelle, un gruppo di varietà antiche. In termini di alimentazione valgono le considerazioni della storiografia sull’essenzialità della pera, facile a conservarsi nei mesi invernali e perciò popolare fin dal medioevo, come si vede nel bassorilievo duecentesco del duomo di Ferrara. Tuttavia, a differenza della città estense, a Cesena non ne risulta una diffusione particolarmente intensa, o paragonabile, ad esempio, a quella della coltivazione del fico. Si può pensare, forse, a un “cultivar” presso una comunità religiosa, in un possedimento locale o perché no, come propone Anna Tambini (storica dell’arte Ndr), nell’orto di Violante, moglie di Malatesta Novello, ceduto nel 1459 agli Osservanti per la costruzione del convento. Dove, forse, sfilavano gli alberi di pero, nei giardini di corte, coesistevano piante a frutti eduli e varietà vegetali decorative“.

Le due piante di Pero Volpino in località Pianta, frazione di Forlì

Da una segnalazione dell’amico Enzo Donati, ho potuto accertare che in località Pianta, quando la via Bengasi si incrocia con la strada vicinale vicolo Umiltà, vi sono alcune abitazioni che nelle loro aree di pertinenza vedono la presenza di diverse piante di grande interesse, come una farnia piantata nel 1963, una rovere di 7 anni più vecchia, due tassi di 70 anni di età e un pioppo probabilmente coevo. Fra quelle da frutto spiccano un sorbo di 50 anni, un pero William e due peri Volpini che hanno 100 anni di vita. Queste ultime due piante per le dimensioni e per l’età (vedere foto scattata da Giulio Sagradini), sono fra quelle rare rimaste nel nostro territorio, mentre un tempo era una specie diffusa.

Siccome la pera Volpina, come il corbezzolo e le giuggiole, appartiene ai cosiddetti frutti dimenticati, tanto cari al poeta e scrittore Tonino Guerra che in più occasioni chiese che si iniziasse a coltivarla nuovamente. Così come hanno fatto nel loro terreno Graziella Valentini e Marino Monti, storici animatori di sodalizi culturali forlivesi che si dedicano alla salvaguardia delle tradizioni e del dialetto (Marino è anche un apprezzato poeta), e nel contempo continuano a custodire una pero Volpino di oltre 70 anni.

Il pero Volpino in Romagna

L’origine della pianta non è nota, ma nel passato ebbe una elevata diffusione in Romagna, dove spesso veniva impiegata come tutore vivo nell’allestimento delle “piantate”, i filari promiscui di vite. In Emilia sono stati sporadicamente segnalati alberi con frutti simili, ma chiamati con nomi differenti. È una pianta molto rustica, robusta e produttiva che si adatta facilmente ai vari tipi di terreno, preferendo quelli profondi, freschi, fertili, riuscendo però a sopravvivere e a sviluppare anche sui terreni aridi. Attualmente la troviamo in vicinanza di vecchie case di campagna, in mezzo a vecchi vigneti e, in alcuni casi, ancora in mezzo ai boschi, oggi abbandonati, dove un tempo il terreno risultava coltivato.

Anche nelle colline di Casola Valsenio, di Brisighella, dove annualmente nel mese di novembre si svolge la sagra dedicata alla pera volpina (questa saltata per colpa del diffondersi del virus Covid 19), e di Riolo Terme, sono state trovate piante di oltre 60 anni di età e questo dimostra la longevità della specie.
Il frutto è di forma rotonda, la buccia è rugosa e color ruggine, al suo interno la polpa è dura, croccante e granulosa. I frutti sono piccoli, tanto che il peso medio può oscillare tra i 40 e gli 80 grammi a seconda del carico produttivo e dell’ambiente di coltivazione. Fiorisce dalla II alla III decade di aprile. La produttività è elevata, allega bene e fruttifica prevalentemente su lamburde [la lamburda è un organo tipico delle pomacee, la cui gemma apicale è capace di produrre solo incrementi vegetativi di pochi millimetri. In sostanza si tratta di particolari tipi di rami o branchette, chiamati brachiblasti, che possono terminare con una gemma a legno (lamburda vegetativa) o con una mista (lamburde fiorifere) Ndr]. È una pianta molto rustica, poco sensibile alle principali avversità.
I frutti, che si raccolgono verso la fine di ottobre, sono poco attraenti; la buccia è quasi
completamente rugginosa e la polpa è durissima, granulosa, poco succosa e non molto
aromatica, tanto che è utilizzabile solo previa cottura, meglio se nel Sangiovese piuttosto che in acqua, o sotto forma di confettura, gustosa e aromatica, che si abbina perfettamente con il formaggio, mentre le varietà Broccolina e Volpona sono mangiabili anche allo stato fresco.

La tradizione vuole che venga utilizzata come ingrediente per un’altra specialità tipica romagnola: il “savor”. Si tratta di una confettura contadina originariamente preparata dopo la vendemmia, facendo bollire il mosto insieme ai frutti autunnali, come appunto le pere, le mele, oltre a frutta secca, canditi e ortaggi come la zucca. Il savor è l’accompagnamento ideale di bolliti, arrosti e carne rossa in generale o della polenta, ma nulla vieta che lo si gusti anche da solo.
L’elevato contenuto di fibra rende la pera Volpina particolarmente adatta ai regimi dietetici dimagranti non solo per il ridotto apporto di calorie; la fibra non solubile assorbe parte degli zuccheri ingeriti con altre sostanze, aiutando a ridurne l’assimilazione.

La pera in cucina

Non è possibile in questa sede prendere in considerazione in modo esauriente il tema dell’utilizzo in Italia della pera in ambito culinario. È sufficiente dire che la variabilità e la genialità delle tante preparazioni possibili con le pere permette di spaziare e di ricercare nella gastronomia sia tradizionale sia moderna tante soluzioni culinarie. Però alcuni titoli di piatti vanno evidenziati riprendendo lo studio di Rosella Ghedini, come gli antipasti: pere alla crema di formaggio, bruschetta con brie, speck e pere, o i primi: risotto alle pere e wodka, quiche alla pera. Più variegato l’uso per i secondi: carpaccio di maiale con pere e formaggio grana, galletto ruspante con marsala e pere mora, sformato di pecorino con purea di pere volpine e senape, spinaci alle pere (gli ultimi due piatti sono vegetariani); oppure nelle insalate: insalata fantasia, insalata di pere e cetrioli. Fra le salse e i contorni si segnalano le piccole pere sott’aceto e la mostarda mantovana, mentre per i dolci si va dalla torta di pere al semifreddo alle pere, dalle pere William con fragoloni spolverati di cacao amaro alle pere Broccolina all’Alkermes. Tra i liquori e le bevande il Perolo, la bevanda di pero e la grappa alla pera, mentre per il settore marmellate e frutta sciroppata si ricordano la marmellata di pere, la pera Volpina da conserva per l’inverno e il Savurètt da preparare secondo il disciplinare del Consorzio di valorizzazione dei prodotti dell’Appennino reggiano.

Gabriele Zelli

Articolo di Gabriele Zelli.



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