Tony Renis alla Sala Milleluci (1963):
Quando Santa Sofia ballava al ritmo di Sanremo
Negli anni Sessanta, quando l’Italia riscopriva il gusto di vivere e le serate danzanti erano il cuore della vita sociale, anche Santa Sofia aveva il suo tempio della musica: la Sala Milleluci. Un edificio costruito con tenacia, entusiasmo e senso di comunità, capace di portare nel cuore della Romagna appenninica la magia delle grandi balere di pianura.
Le origini: un sogno collettivo nato sul Bidente
La storia della Milleluci inizia nei primi anni Cinquanta. A pochi anni dalla fine della guerra, un gruppo di santasofiesi decise di creare un luogo di incontro, musica e socialità, capace di unire la popolazione e rilanciare l’immagine del paese. Così, nel 1952, nacque l’idea di costruire una sala da ballo sull’alveo del fiume Bidente, in una posizione insolita e suggestiva, dove l’acqua avrebbe riflesso le luci e le note della nuova vita che riprendeva.
La costruzione fu un vero e proprio progetto popolare: ognuno contribuì come poteva, chi con denaro, chi con giornate di lavoro. Il 7 marzo 1959 la Sala Milleluci venne inaugurata in grande stile: una struttura moderna per l’epoca, con vetrate affacciate sul fiume e un palcoscenico pronto ad accogliere orchestre e cantanti di fama nazionale.
Gli anni d’oro: la balera più luminosa della Romagna
Per oltre un decennio la Milleluci divenne un punto di riferimento per tutta la Romagna collinare. Ogni fine settimana centinaia di persone arrivavano da Forlì, Galeata, Civitella e perfino da Cesena per ballare sotto le lampade colorate che le diedero il nome. Sull’insegna, illuminata da decine di lampadine al neon, si leggeva: “Sala Milleluci – Danze, Musica, Emozioni”.
È in questi anni che il palco della Milleluci vede passare artisti destinati a scrivere la storia della canzone italiana: Gianni Morandi, allora giovanissimo, Don Backy, I Profeti, Equipe 84, e naturalmente Tony Renis. Quest’ultimo arrivò a Santa Sofia nel 1963, poco dopo aver trionfato al Festival di Sanremo con “Uno per tutte”.
La fotografia che accompagna questo articolo, scattata alla Milleluci e conservata nell’Archivio Valbonesi, ritrae Tony Renis sorridente, circondato da giovani santasofiesi. È un’istantanea autentica di un’Italia che sognava con le canzoni, quando i dischi in vinile giravano sui giradischi portatili e il ballo era il linguaggio universale della gioia.
Una notte a Santa Sofia nel 1963
Chi c’era ricorda ancora l’atmosfera elettrica di quella serata: la gente accorsa in massa, i fari che si riflettevano sull’acqua del Bidente, le gonne a ruota che volteggiavano e i ragazzi con la brillantina nei capelli. Renis, all’apice del successo, non si risparmiò: cantò, scherzò col pubblico e si trattenne a lungo tra la folla, firmando autografi e posando per le foto. Era la Romagna del boom economico, del juke-box nei bar e dei sogni che sembravano a portata di mano.
Declino, silenzio e rinascita
Con l’arrivo degli anni Ottanta, i tempi cambiarono. La balera perse gradualmente il suo fascino e la Milleluci chiuse i battenti, rimanendo per anni una struttura dimenticata ma mai davvero spenta nei ricordi dei santasofiesi. Solo negli ultimi decenni, grazie all’intervento dell’amministrazione comunale e ai fondi regionali, l’edificio è stato ristrutturato e reinserito nel contesto del Parco Fluviale e del Parco di Sculture. Oggi è tornato a essere un luogo di cultura e aggregazione, dove musica, arte e memoria si incontrano ancora una volta.
Un simbolo di identità collettiva
La Sala Milleluci non è solo una costruzione: è una parte dell’anima di Santa Sofia. È il luogo dove intere generazioni hanno imparato a ballare, ad amare, a sentirsi parte di una comunità viva e solidale. Ogni mattone racconta la storia di chi ha creduto che anche un piccolo paese potesse avere la sua “riviera di luci”, e ogni foto in bianco e nero, come quella di Tony Renis nel 1963, restituisce l’orgoglio e la dolcezza di un tempo che non si dimentica.
Fonti: Archivio fotografico Giovanni Valbonesi; Ufficio Turistico Santa Sofia; Spazi Indecisi; Corriere Romagna; testimonianze locali.
Foto: Archivio Valbonesi / Collezione privata – riproduzione concessa a fini culturali.
Testo: Redazione santasofiesi.com

Nessun commento:
Posta un commento