sabato 26 luglio 2025
Neerja Bhanot: il coraggio che non si piega
Il 5 settembre 1986, il volo Pan Am 73 era pronto al decollo dall’aeroporto internazionale di Karachi, in Pakistan, diretto verso gli Stati Uniti. Ma quel giorno, il cielo si sarebbe tinto di paura. Quattro terroristi palestinesi, travestiti da agenti della sicurezza aeroportuale, salirono a bordo e presero in ostaggio le 379 persone presenti sul velivolo.
In un momento dove chiunque avrebbe pensato solo a salvarsi, una giovane assistente di volo indiana di appena 22 anni scelse invece il dovere e il coraggio: Neerja Bhanot.
Nel caos iniziale, Neerja riuscì a lanciare il segnale di dirottamento alla cabina di pilotaggio, consentendo ai piloti di fuggire dal portello di emergenza. Quel gesto evitò che l’aereo potesse decollare e diventare un’arma volante nelle mani dei terroristi. Era l’inizio di un dramma che sarebbe durato 17 interminabili ore.
Durante quel tempo, Neerja non solo coordinò le azioni dell’equipaggio, ma nascose i passaporti dei passeggeri americani, bersaglio dei dirottatori, mettendo a rischio la propria vita per salvare degli sconosciuti. Si prese cura dei più fragili, infondendo calma e speranza in un contesto disumano.
Nel momento finale, quando i terroristi iniziarono a sparare, Neerja aprì un’uscita d’emergenza e protesse tre bambini con il proprio corpo, facendo da scudo umano. Morì sotto i colpi, ma salvò oltre 350 persone.
Neerja venne insignita postuma dell’Ashoka Chakra, la più alta onorificenza indiana per atti di eroismo in tempo di pace. In sua memoria sono stati istituiti premi, fondazioni e persino un film, ma il suo vero lascito è un messaggio eterno: anche nel buio più fitto, la luce del coraggio può cambiare il destino di molti.
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